Cultura

Elsa Dorlin, un’autodifesa costituente

Elsa Dorlin, un’autodifesa costituenteChiharu Shiota, Encounters

Scaffale «Difendersi. Una filosofia della violenza», per Fandango, è il primo testo dell’autrice tradotto in italiano. Il femminismo incrocia una prospettiva postcoloniale per smascherare l’intreccio dei dispositivi di dominio. Un’analisi delle diverse «pratiche di soggettivazione» degli oppressi nate dalla reazione a brutalità e soprusi. Tra gli esempi, le rivolte di schiavi e indigeni, le azioni delle suffragette, le tecniche di lotta degli ebrei del ghetto di Varsavia, le Pantere Nere e le pattuglie Queer dopo Stonewall. «Cosa fa la violenza, giorno dopo giorno, alle nostre vite, ai nostri corpi, ai nostri muscoli? E a questi ultimi, a loro volta, cosa è consentito di fare attraverso di essa?»

«Partire dal muscolo anziché dalla legge. Questo sposterebbe il modo in cui la violenza è stata problematizzata dal pensiero politico. Questo libro si concentra su dei momenti storici di passaggio alla violenza difensiva (alla pratica dell’autodifesa), su dei momenti che non possono essere resi intelligibili sottomettendoli a un’analisi politica e morale incentrata su questioni di ‘legittimità’. In ogni suo momento, il passaggio alla violenza difensiva ha avuto come unica posta in gioco la vita: non essere abbattut* sin dall’inizio. Questa forma di violenza fisica è qui pensata come necessità vitale, in quanto prassi di resistenza». È ATTRAVERSO queste potenti parole,...

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