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Ennio Morricone, l’orchestra della paura

Ennio Morricone, l’orchestra della paura

Omaggi/Il passaggio alla sonorizzazione dei thriller segna per Ennio Morricone un taglio con il passato «epico» e una avvincente diversificazione narrativa Nei film cambia il repertorio effettistico. Sospiri e respiri morbosi sostituiscono i «rumori del western»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 11 luglio 2020
A partire dagli anni Cinquanta si rafforza sempre più nel nostro paese il cosiddetto cinema di genere, un mondo popolato da filoni quali l’eroico-mitologico (Ercole, Maciste, Ursus, Sansone), il western nelle sue forme più variegate, lo spionaggio all’italiana (risposte – anche parodiche – alle imprese di James Bond o di altri agenti segreti del cinema straniero), i Supermen all’italiana o l’exotica-erotica (da Bora-Bora alla saga di Emanuelle nera). Non sorprende quindi che musicisti come Ennio Morricone, Piero Piccioni, Piero Umiliani, Gianni Ferrio, Luis Bacalov, Bruno Nicolai, Riz Ortolani, Berto Pisano, Alberto Baldan Bembo, Augusto Martelli, Armando Trovajoli, Alessandro Alessandroni o...

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