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Enrico Castelnuovo, storia dell’arte come circolazione

Enrico Castelnuovo, storia dell’arte come circolazioneMatteo Giovannetti, «Ezechiele e Geremia», dettaglio degli affreschi della cappella di San Marziale, nel Palazzo dei Papi ad Avignone

La scomparsa dello studioso torinese Allievo di Longhi, amico di Calvino, consulente alla Einaudi, era attratto dai confini: sia geografici, sia di metodo

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 29 giugno 2014
Con l’improvvisa scomparsa di Enrico Castelnuovo – il 15 scorso, a Torino, dov’era nato nel maggio del 1929 – la storiografia dell’arte ha perso uno dei pochi e veri maestri dell’ultimo mezzo secolo, non soltanto in Italia. Sarà terribilmente formulare, l’avvio, ma è il più giusto. Certo, una parola così enfatica: maestro, l’avrebbe accolta con un mezzo sorriso ironico. O meglio, autoironico: perché non gli sarebbe dispiaciuta del tutto, dal momento che non era neppure il tipo dello studioso appartato. E poi, non ci si riferisce esclusivamente al suo lavoro universitario (aveva insegnato Storia dell’arte medievale a Losanna e Torino,...

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