Italia
Ergastolo ostativo, Marco Ruotolo: «Non c’è rieducazione senza speranza»
Intervista al costituzionalista dell'Università Roma Tre: «Il detenuto per cambiare deve poter immaginare un futuro in libertà. Una prospettiva che dipende dal suo comportamento: dalla collaborazione con gli inquirenti ma non solo. La Consulta potrebbe oggi decidere di restringere l’applicazione ai soli mafiosi»
– LaPresse
Intervista al costituzionalista dell'Università Roma Tre: «Il detenuto per cambiare deve poter immaginare un futuro in libertà. Una prospettiva che dipende dal suo comportamento: dalla collaborazione con gli inquirenti ma non solo. La Consulta potrebbe oggi decidere di restringere l’applicazione ai soli mafiosi»
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 22 ottobre 2019
Il diritto alla «speranza», intesa in senso pannelliano del termine, non come condizione passiva ma come capacità di farsi portatori di cambiamento, è un elemento essenziale nella «rieducazione» del condannato. Lo ha affermato, come sottolinea il costituzionalista Marco Ruotolo, la Corte europea dei diritti dell’Uomo quando l’8 ottobre scorso ha condannato l’Italia per l’ergastolo ostativo. Ordinario di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, componente del Comitato degli esperti durante gli Stati Generali dell’Esecuzione Penale del 2017, Ruotolo si augura che oggi la Corte Costituzionale possa ispirarsi a questo stesso principio pronunciandosi sulla questione di costituzionalità della norma che impedisce al mafioso...