Lavoro

Fare l’autista per Uber non è un hobby, è un lavoro

Fare l’autista per Uber non è un hobby, è un lavoro

Gig Economy Gran Bretagna, una sentenza rivoluzionaria può cambiare la vita dei «gig workers anche in Italia, a partire dai ciclofattorini del caso Foodora

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 30 ottobre 2016
In Inghilterra gli autisti di Uber non sono piccoli imprenditori e non fanno un «lavoretto» nel tempo libero per integrare il reddito. Sono workers, cioè lavoratori subordinati, devono essere pagati con il salario minimo, anche se non hanno una tutela contro il licenziamento illegittimo come i dipendenti veri e propri. La sentenza di primo grado di un tribunale del lavoro inglese potrebbe rivoluzionare il destino della gig-economy, l’economia on demand dei «lavoretti» online: i 40 mila autisti Uber, i ciclofattorini di Deliveroo o Foodora, hanno diritto alle vacanze pagate, alla pensione, ai diritti degli altri lavoratori. Questa sentenza non è...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi