Alias Domenica
Farsi veggenti con Meret Oppenheim
Al MASI di Lugano la mostra di Meret Oppenheim Malgrado le sue resistenze all’etichetta surrealista, l'artista non può essere letta altrimenti: con Breton, voleva «moltiplicare le vie di penetrazione nel mentale»
Meret Oppenheim, «Object (Le Déjeuner en fourrure)», 1936
Al MASI di Lugano la mostra di Meret Oppenheim Malgrado le sue resistenze all’etichetta surrealista, l'artista non può essere letta altrimenti: con Breton, voleva «moltiplicare le vie di penetrazione nel mentale»
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 7 maggio 2017
Maurizio GiufrèLUGANO
Nel 1935, durante una delle sue conferenze, André Breton dichiara necessario che l’«autentico oggetto surrealista» abbia, come suggerito da Man Ray, «una sorta di segno o di sigillo». Durante gli anni trascorsi dalla presentazione del suo primo Manifesto (1924) sono troppe le «speculazioni» tollerate e le mistificazioni subite, ma soprattutto sbagliato l’«idealismo» di chi aveva dimenticato che si raggiunge «la precisione delle forme definite di un oggetto veramente visibile, nella misura in cui questo agisce direttamente sul mondo materiale». D’altronde i surrealisti non si sono autoproclamati nel 1925 «specialisti della Rivolta»? Quando, in una sala affollata di Praga, il padre...