Cultura

Fenomenologia degli invisibili, tra tradizioni, paure e sogni

Fenomenologia degli invisibili, tra tradizioni, paure e sogniUn ritratto della scrittrice nipponica Yu Miri

NARRATIVA «Tokyo. Stazione Ueno», di Yu Miri per 21lettere editore

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 14 luglio 2021
Ci sono momenti in cui gli invisibili tornano ad essere visibili. E questo in genere avviene grazie all’arte, alla parola, al cinema, alla letteratura. Così un poeta come Nanni Balestrini, con il suo romanzo intitolato non a caso Gli invisibili, sul finire degli anni Ottanta restituì la parola a quella generazione che sembrava essersi volatilizzata e che tanti «disastri» aveva combinato durante il decennio precedente. COSÌ DE SICA E ZAVATTINI, nell’Italia che si avviava a vivere il boom economico, portavano sulla ribalta poveri, barboni, emarginati in Miracolo a Milano. O ancora, più recentemente, in Nomadland di Chloé Zhao acquistano spessore...

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