Alias Domenica
Fermor, la Grecia perduta e il senso degli altri
Viaggi anni cinquanta Dai monasteri dell’aria ai Sarakatsani, Patrick Leigh Fermor è incantato viaggiatore, linguista, antropologo: «Rumelia», Adelphi
Katyuli Lloyd, illustrazione per la riedizione di Roumeli di Fermor, The Folio Society
Viaggi anni cinquanta Dai monasteri dell’aria ai Sarakatsani, Patrick Leigh Fermor è incantato viaggiatore, linguista, antropologo: «Rumelia», Adelphi
Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 5 settembre 2021
Nato nel 1915 e morto esattamente dieci anni fa, Patrick Leigh Fermor non è, forse, l’homo europaeus di cui sentiva la nostalgia e favoleggiava il primo Novecento, quel Novecento che – a Vienna come a Parigi o Firenze – ha sentito la cultura come l’ultimo baluardo per l’Occidente vicino alla sua fine. Lettore coltissimo, Fermor non sa comunque separare la cultura dall’esperienza, dal piacere del rapporto umano, dell’immaginazione, del viaggio. Sa che la cultura è anche una gabbia. E che, anzi, il dissidio cultura/natura è il problema dei problemi lungo tutta la storia dell’uomo occidentale. Sa anche – diversamente da...