Alias Domenica
Fermor, slanci di vitalità sognando l’Ellade
«La strada interrotta» dell'inglese Patrick Leigh Fermor, da Adelphi Dalle «Porte di Ferro» al monthe Athos: tradotta l’ultima parte del viaggio compiuto dalla fine del 1933 dall’insofferente studente che voleva tradurre all’istante le idee in azioni (Byron)
Immagine tratta dalla copertina della biografia di Fermor scritta dall’inglese Artemis Cooper; in basso, Johann Zoffany, «La Tribuna degli Uffizi» (part.) – Windsor Castle, Royal Collection
«La strada interrotta» dell'inglese Patrick Leigh Fermor, da Adelphi Dalle «Porte di Ferro» al monthe Athos: tradotta l’ultima parte del viaggio compiuto dalla fine del 1933 dall’insofferente studente che voleva tradurre all’istante le idee in azioni (Byron)
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 14 giugno 2015
«Nato a Londra l’11 febbraio 1915; altezza 1 metro e 77; occhi marroni; capelli castani; segni particolari nessuno (…). Professione? – “Allora, cosa scriviamo?” – chiese il funzionario dell’Ufficio Passaporti indicando la casella. A me non veniva in mente nulla. Qualche anno prima, era molto in voga una canzone americana dal titolo Alleluja, sono un vagabondo!, che in quei giorni continuava a girarmi in testa, e si vede che senza accorgermene la stavo canticchiando mentre riflettevo, perché il funzionario rise dicendo: “Vagabondo non puoi proprio scrivercelo”. Dopo un attimo, aggiunse: “Io metterei studente”; e così feci». Così, con un documento...