Visioni
Flussi monologanti nelle pieghe di un malessere esistenziale
A teatro «In nome del padre» è una scrittura densa e triste, portatrice di un malessere esistenziale, che Mario Perrotta aggrava moltiplicando per tre il personaggio.
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A teatro «In nome del padre» è una scrittura densa e triste, portatrice di un malessere esistenziale, che Mario Perrotta aggrava moltiplicando per tre il personaggio.
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 2 novembre 2019Edizione 02.11.2019
Incipit di quel «segno della croce» di catechistica memoria, In nome del padre è una scrittura densa e triste, portatrice di un malessere esistenziale, che Mario Perrotta aggrava moltiplicando per tre il personaggio. Passato al Teatro Biblioteca Quarticciolo, lo spettacolo scava nelle pieghe della «normalità», rintracciandovi la trama di un disagio, personale e sociale, nel quotidiano confronto con figlie e figli adolescenti. Solo in scena, l’attore-autore-regista dà vita a questo padre trino con dedizione istrionica, tipicizzando con tre differenti partiture gestuali e inclinazioni dialettali una figura spaesata e con una spiccata attitudine al vittimismo. Tre padri di diversa estrazione culturale,...