Fino a quando dobbiamo subire questa falsificazione dei fatti storici che vuole equiparare Shoah e foibe:
“Così a Genova, nel municipio Levante, Shoah e foibe vengono celebrate in un’unica giornata con il patrocinio del Comune e con un relatore simpatizzante di Casapound «nella convinzione -si legge nel manifesto dell’iniziativa- che i morti non abbiano colore». D’altronde nella legislatura scorsa i senatori di Fratelli d’Italia avevano già presentato una proposta in commissione (bocciata) per l’equiparazione Shoah-foibe.”
Riporto un commento caricato alcuni mesi fa.
L’unicità della Shoah è nella presenza di una pianificazione scientifica dello sterminio, la creazione di un’industria sistematica della morte, coadiuvata dall’utilizzo delle tecnologie più avanzate dell’epoca e da una perfetta macchina burocratica, con tanto di trasporti, divisione dei deportati fra schiavi e inutili, con l’obiettivo della distruzione non solo fisica ma anche psicologica degli internati. Le macchine che continuavano a uccidere e a bruciare corpi, una organizzazione industriale perfetta; una condizione alimentata e supportata dalla malvagità di molti e dall’indifferenza degli altri. Lo scopo del lager era l’annientamento degli ebrei che prima di morire dovevano essere degradati a non uomini. Questo manca in tutte le altre pagine d’orrore umano, questo rende la Shoah unica, e proprio per questo motivo bisogna alzare la voce quando ci sono paragoni ignobili o stupide banalizzazioni. Anche perché chi lo fa, consapevolmente oppure no, tende a sminuire la portata di quello che furono le fabbriche della morte messe in linea dalla follia nazista supportata dalla follia fascista. Equiparare tutti gli altri orrori umani alla Shoah porta a pensare che nulla è Shoah, e questa deriva va combattuta e la differenza va difesa con le unghie e con i denti ricordando le parole di Primo Levi:
“Ricordare è un dovere: essi non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia.”