Visioni
Four Tet e l’elogio del tempo lento
Note sparse Il musicista londinese pubblica «Sixteen Oceans», dove cultura alta e bassa vanno a braccetto. Ambient, IDM, sequenze jazz si alternano a virtuosismi formali
Four Tet
Note sparse Il musicista londinese pubblica «Sixteen Oceans», dove cultura alta e bassa vanno a braccetto. Ambient, IDM, sequenze jazz si alternano a virtuosismi formali
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 26 marzo 2020
Four Tet è un autoctono della musica elettronica. Ha un talento smisurato, è esplosivo e naturale. Per certi versi la sua parabola artistica si sviluppa all’opposto degli usuali percorsi di artisti a lui vicini e assimilabili. Non sembra esserci arrivato a questa musica, pare quasi ci si sia ritrovato per caso. Figlio ribelle, forse anche rinnegato della scena mondiale, molti lo criticano per aver pubblicato il suo decimo album in studio (ma in realtà ci sono in giro remix e brevi ep che alzerebbero il numero delle pubblicazioni) nel bel mezzo di una terribile pandemia. Ma ci sono almeno due...