Cultura

Frutto della scienza non della magia

Frutto della scienza non della magiaBoris Karloff e Mae Clark in una scena tratta dal film «Frankenstein», diretto da James Whale nel 1931

BICENTENARI Duecento anni fa veniva pubblicato «Frankenstein, o il moderno Prometeo». La forza del capolavoro di Mary Shelley sta nella sua ambiguità, nel suo prestarsi a interpretazioni diverse. Considerato il primo romanzo di fantascienza, è però dotato di atmosfere gotiche, e effetti visionari. L’autrice concepì la sua mostruosa creatura a diciannove anni, tra il 1816 e il 1817

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 16 novembre 2017
Quando Lord Byron, assediato con quattro amici dal maltempo e dalla noia in una villa sul lago di Ginevra, sfidò tutti a inventare una storia gotica non immaginava probabilmente che quel gioco letterario avrebbe aperto la strada a un filone del tutto inedito nella letteratura fantastica. Un fiume destinato a gonfiarsi nei decenni fino a sfociare con Blade Runner nella battuta forse più citata del cinema moderno, «Ho visto cose che voi umani…», passando per i robot di Asimov e gli androidi di Dick. Ancora meno avrebbe supposto che ad aprire quella nuova strada sarebbe stata la giovanissima Mary Wollstonecraft...

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