Cultura

Gaëlle Nohant, la memoria in un peluche

Gaëlle Nohant, la memoria in un pelucheAlcune delle schede personali dei deportati conservate nell’archivio di Bad Arolsen / Foto Arolsen Archives

NOVECENTO Intervista alla scrittrice francese che pubblica «L’archivio dei destini» per Neri Pozza. Gli oggetti dei deportati al centro di un romanzo per il 27 gennaio, quando fu liberato Auschwitz. «Quando ho saputo che da Bad Arolsen, un centro creato dagli Alleanti dopo il 1945, volevano restituire ai parenti delle vittime le cose trovate nei lager, ho scelto di raccontarne la storia. Attraverso questi piccoli «testamenti simbolici» si può far luce sulla vita degli scomparsi e far loro ritrovare un posto tra noi: per riparare un legame spezzato dal nazismo»

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 21 gennaio 2024
Quando Irène inizia a lavorare all’archivio dell’International Tracing Service di Bad Arolsen non sa ancora, come ammetterà lei stessa, che «qualche volta cercando i morti, troviamo i vivi». L’archivio dell’Assia, nato nell’immediato dopoguerra su iniziativa degli Alleati, aveva inizialmente la missione di raccogliere ogni traccia rimasta delle vittime dell’orrore nazista: documenti, foto, oggetti personali di coloro che erano stati deportati nei lager e che, molto spesso, non avevano fatto ritorno. All’inizio degli anni 2000, i responsabili dell’archivio sceglieranno però anche di contattare i parenti rimasti dei deportati per restituire loro quegli oggetti, riannodando per quella via un filo della memoria,...

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