Visioni

Gato Barbieri, l’inafferrabile sax

Gato Barbieri,  l’inafferrabile sax

Musica Addio al sassofonista, autore della colonna sonora di «Ultimo tango a Parigi» La sua ricerca tra free, Latinoamerica e cinema è alle origini della world music più politica

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 5 aprile 2016
Gato. Come un gatto. L’appellativo preferito dei jazzisti che fra di loro, in segno di rispetto, si chiamavano «cat», riferimento evidente alla fluidità felina dell’esecuzione, al temperamento notturno, all’imprendibilità della musica, all’originalità irrepetibile. E Gato era tutto questo. Un vero gatto. Uno di quelli che hanno segnato un’intera epoca. Gato, argentino, nasce a Leando Jose a Rosario, la stessa città di Che Guevara. Sin dai primissimi e già irrequieti passi, Gato Barbieri scopre una sua incontenibile affinità con il mondo del cinema. Nel 1953 entra a far parte dell’orchestra di Lalo Schifrin (che scritto pagine indimenticabili di musica da film)...

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