Alias Domenica
Generazioni consegnate a una concorrenza infelice
Filosofia Tradotto da Meltemi, «I figli impossibili della nuova era» sollecita un bilancio del filosofo tedesco: acuto critico dei nostri ambigui miti, o nostalgico passatista, attardato a districarsi tra l’ovvio e l’inesprimibile?
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Filosofia Tradotto da Meltemi, «I figli impossibili della nuova era» sollecita un bilancio del filosofo tedesco: acuto critico dei nostri ambigui miti, o nostalgico passatista, attardato a districarsi tra l’ovvio e l’inesprimibile?
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 13 gennaio 2019Edizione 13.01.2019
Dopo non poco tempo da quando ha fatto irruzione sulla scena della filosofia contemporanea, vogliamo considerare Peter Sloterdijk, settantunenne cattedratico a Karlsruhe e Vienna, tra i più rilevanti innovatori del pensiero contemporaneo, o un semplice intrattenitore culturale, dalla parola allusiva, funambolica, persino giullaresca? È il caso di vedere in lui uno stimolante filosofo della cultura, in grado di tener conto degli apporti dell’antropologia, delle scienze economiche, della biologia evolutiva, della teoria delle arti e dei media, oppure una sorta di singolare opportunista del pensiero, capace di vorticosi – e ciarlieri – slalom tra l’ovvio e l’inesprimibile, il già detto e...