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Giacometti, tenerezza del gesso

Giacometti, tenerezza del gessoAlberto Giacometti, "Tête de femme (Flora Mayo)", 1926, Parigi, Fondation Giacometti

Alberto Giacometti al Guggenheim di New York La rampa di Lloyd Wright si adatta perfettamente al moto ascensionale delle sculture dell'artista svizzero, che fu del resto uno dei preferiti di Peggy Guggenheim, già dal 1940. La vera novità della mostra sono i gessi preparatori, restaurati, prestati dalla Fondazione Giacometti. Addolciti dalle policromie, implicano un lavorio «a perdere» che quasi nega la loro funzione

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 12 agosto 2018
Ci sono pochi dubbi che il Guggenheim di Frank Lloyd Wright sia un contesto che sembra pensato su misura per Alberto Giacometti. Sulla rampa e nelle nicchie che sia aprono sui lati, infatti, la scultura si accasa assai meglio che non i quadri. In più la scultura di Giacometti ha interiorizzato un movimento ascensionale, una spinta verticale, che in quel percorso in salita trova la sua situazione ideale: un effetto «mozzafiato», l’aveva definito la critica Dore Ashton quando Giacometti fu per la prima volta ospite della nuova sede del museo. Era il 1962, l’edificio era stato inaugurato da tre anni,...

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