Giacomo Ceruti, "Nano", 1725-’30 circa, dal Ciclo di Padernello, collezione privata
Alias Domenica
Giacomo il giusto, moralità degli stracci
A Brescia, Museo di Santa Giulia, "Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento", a cura di Roberta D’Adda, Francesco Frangi, Alessandro Morandotti Riscoperto da Roberto Longhi cento anni fa, il maestro settecentesco non va più letto solo come eccelso interprete della linea lombarda, ma nel più vasto quadro di una tradizione pauperistica europea, documentata in mostra
Pubblicato più di un anno faEdizione del 9 aprile 2023
Massimo RomeriBRESCIA
L’incipit è la mostra sul Sei e Settecento lombardo a Palazzo Pitti a Firenze nel 1922. Roberto Longhi aveva poco più di trent’anni e tra Lombardia e Piemonte aveva già individuato i propri beniamini tra i pittori dei Sacri Monti. Nell’ipertrofica raccolta scandita nelle sale di Pitti poteva perciò applicare la sua nuova scala di valori: isolava Tanzio da Varallo come uno dei campioni del Seicento, aggiustava il tiro su Cairo e si soffermava sulla Lavandaia, l’unica opera allora attribuita a Giacomo Ceruti. Una volta associati altri dipinti a quel nome, Longhi aveva messo Ceruti alla fine di una catena...