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Giornale di classe. E di consonanze che tornano
Mi sono abbonato per la quarantaduesima volta. Non è testarda abitudine. È perché così ho potuto soddisfare un po’ l’esigenza, per me imperiosa, di «fare qualcosa di sinistra». «Qualcosa» è […]
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Mi sono abbonato per la quarantaduesima volta. Non è testarda abitudine. È perché così ho potuto soddisfare un po’ l’esigenza, per me imperiosa, di «fare qualcosa di sinistra». «Qualcosa» è […]
Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 15 gennaio 2014
Mi sono abbonato per la quarantaduesima volta. Non è testarda abitudine. È perché così ho potuto soddisfare un po’ l’esigenza, per me imperiosa, di «fare qualcosa di sinistra». «Qualcosa» è abbonarsi a questo giornale, è dargli una mano per continuare vivere. È «di sinistra» questo giornale, perché non ha spezzato e non poteva spezzare i suoi legami strutturali e, perciò, vitali. I legami con la classe per la quale fu scritto quel documento di immortale congiunzione di ragione e passione del quale questo giornale volle assumere il nome. Giornale della classe? Sì. Anche se di una classe dispersa, abbandonata, rinnegata...