Visioni
Giovanna D’Arco, la seduzione kitsch di un’opera eccentrica
Lirica Il lavoro verdiano, dalla forza diseguale, ha aperto la stagione della Scala. La regia di Leiser e Caurier ha riempito ogni spazio vuoto
i saluti finali dopo la prima di Giovanna d'Arco – foto Brescia Amisano - Teatro alla Scala
Lirica Il lavoro verdiano, dalla forza diseguale, ha aperto la stagione della Scala. La regia di Leiser e Caurier ha riempito ogni spazio vuoto
Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 9 dicembre 2015
Fabio VittoriniMILANO
Giovanna d’Arco è un’opera dalla drammaturgia sgangherata. I versi di Solera a volte sono oscuri, a volte semplicemente scritti male. La partitura è un’officina di prove e scandagli dove il triviale, sia pure consapevole, si mescola col sublime: così accanto agli effetti bandistici e al famigerato valzerino dei diavoli, troviamo un’orchestrazione sperimentale che include fisarmonica, campane, sistri, arpe, un cannone e, nell’ultima romanza di Carlo, un inaudito accompagnamento di corno inglese e violoncello solo; così l’attacco del II Atto contiene in nuce il «Dies Irae» del Requiem, il duetto d’amore che conclude lo stesso Atto prefigura quello di Un ballo...