Cultura
Giovanni Piana, la filosofia tende all’elementare e non ha fretta
Addio al maestro di molte generazioni di fenomenologi italiani. Lontano da definizioni scontate, si è riconosciuto in uno «strutturalismo fenomenologico» in cui a essere presenti sono influenze di Husserl, Wittgenstein e Bachelard
«A Thermodynamic Imaginary», di Tomás Saraceno
Addio al maestro di molte generazioni di fenomenologi italiani. Lontano da definizioni scontate, si è riconosciuto in uno «strutturalismo fenomenologico» in cui a essere presenti sono influenze di Husserl, Wittgenstein e Bachelard
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 1 marzo 2019
«Supponiamo che ci si pari dinanzi il grande edificio della Filosofia. Di fronte alla porta, il Guardiano della Filosofia ci interroga e ci chiede: – Perché mai desideri entrare qui? – Il fatto è che, giunto a questo punto della mia esistenza, non riesco più a raccapezzarmi. – Allora sta bene. Puoi entrare. Conclude il Guardiano. (L’edificio subito scompare)». Niente meglio della parentesi con cui si conclude questa favola quasi-kafkiana rende lo stile di pensiero di Giovanni Piana, fino a oggi il più grande e vivo maestro della fenomenologia italiana, scomparso improvvisamente a nemmeno 79 anni, nel pieno di una...