Alias Domenica
Gracq, senso di attesa e psicologia del paesaggio
Novecento francese L’Orma editore ripropone «La riva delle Sirti» di Julien Gracq nella storica versione di Bonfantini. Apparso nel 1951, conseguì il Goncourt (rifiutato). È un romanzo atipico, quasi metafisico: una guerra sempre rimandata e una geografia immaginaria
André Beaudin, Sauveterre, 1952, Belfort, Musée d’Art Moderne; nella foto, Julien Gracq
Novecento francese L’Orma editore ripropone «La riva delle Sirti» di Julien Gracq nella storica versione di Bonfantini. Apparso nel 1951, conseguì il Goncourt (rifiutato). È un romanzo atipico, quasi metafisico: una guerra sempre rimandata e una geografia immaginaria
Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 26 novembre 2017
«Ci sono scrittori miopi nella descrizione e scrittori presbiti. Quelli per i quali anche i più piccoli oggetti in primo piano arrivano con una nitidezza a volte miracolosa – ma, anche se niente si perde della madreperla di una conchiglia o della grana di una stoffa, lo sfondo è del tutto assente – e quelli che sanno cogliere unicamente i grandi movimenti di un paesaggio, decifrare la faccia della terra quando si mette a nudo. Tra i primi: Huysmans, Breton, Proust, Colette. Tra i secondi: Chateaubriand, Tolstoj, Claudel. Rari sono gli scrittori che diano prova, penna in mano, di una...