Visioni
Guzman e la memoria dell’acqua
Berlinale Il regista cileno e le cicatrici lasciate dal golpe di Pinochet. «La gente non riesce a superare e aprire un confronto con il trauma degli anni della dittatura»
Patricio Guzman durante la conferenza stampa a Berlino
Berlinale Il regista cileno e le cicatrici lasciate dal golpe di Pinochet. «La gente non riesce a superare e aprire un confronto con il trauma degli anni della dittatura»
Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 10 febbraio 2015
Giovanna BrancaBERLINO
«Credo che il colpo di stato di Pinochet sia stato per me come se mi avessero incendiato la casa: come se tutti i miei libri, i libri e gli oggetti che amo, le fotografie dei miei amici e della mia famiglia fossero stati improvvisamente dati alle fiamme. E questo fuoco continua a bruciare, sarà sempre con me, parte della mia identità». Patricio Guzmán, classe 1941, ha iniziato la sua carriera di regista da prima del golpe del 1973, durante il quale è stato imprigionato per due settimane nello stadio di Santiago: «è stata un’esperienza terribilmente umiliante, ci hanno obbligati a...