Cultura

Heddi Goodrich, perdersi nella lingua dell’altro per scoprire la propria essenza

Heddi Goodrich, perdersi nella lingua dell’altro per scoprire la propria essenza«Excentrique(s)», installazione dell’artista francese Daniel Buren

L'intervista Parla l’autrice de «L’americana» e «Perduti nei Quartieri Spagnoli», editi da Giunti, che partecipa domani a Incroci di civiltà a Venezia. Dalla Napoli dei Quartieri Spagnoli a Castellammare, la geografia emotiva di un’indagine narrativa interiore. «Dell’inglese conosco ogni sfumatura, come il tono adatto ad un dialogo accademico. Ma è scrivendo in italiano che mi sento più libera, che posso esprimere qualcosa di davvero intimo»

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 4 novembre 2021
«Napoli non la capivo, non veramente. Mi mancava una visione d’insieme, un inquadramento più ampio, una vera mappa. In questo senso, Napoli non era un po’ come i Quartieri stessi? Soltanto in apparenza facile da districare, ma in realtà dotata di una logica misteriosa che la rendeva una matassa impossibile da sbrogliare. L’amore non bastava». Quando, due anni or sono, Heddi Goodrich ha pubblicato il suo primo romanzo, Perduti nei Quartieri Spagnoli (Giunti), il senso della sua ricerca era annunciato da quell’interrogativo, dalla volontà della giovane protagonista – Heddi come lei, a rimarcare lo spunto almeno inizialmente autobiografico della vicenda...

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