Economia

I campi nelle mani delle agromafie

I campi nelle mani delle agromafie

Il Rapporto Coldiretti e Eurispes: 26 mila terreni sotto i boss, un business di 16 miliardi. Riciclaggio del denaro, lavoro nero, marchi contraffatti. E poi la piaga del caporalato. Anche se confiscati, molti beni restano in uso alle cosche. La criminalità si concentra soprattutto nel Mezzogiorno, ma è «forte e stabile» anche nel Centro Italia. Presenze significative in Emilia e Veneto. Le richieste delle imprese al governo: «Completare le norme contro l’intermediazione di manodopera e per la gestione delle proprietà sequestrate. Aumentare le ispezioni»

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 18 febbraio 2016
Movimentano un giro di affari grosso quanto una manovra finanziaria: 16 miliardi di euro. Controllano una enorme quantità di terreni su tutto il territorio nazionale: almeno 26.200. Riciclano e ripuliscono il denaro, determinano i prezzi nei mercati ortofrutticoli, controllano il racket dei caporali, si arricchiscono grazie alla contraffazione dei marchi: le agromafie – presenti in maggiore concentrazione nel Mezzogiorno – non fanno prigionieri e sono ben lungi dall’essere sconfitte. Il ritratto nell’ultimo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura, presentato ieri a Roma (i dati sono riferiti al 2015). Su tutto il...

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