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I «cattivi» ancora non mollano, alle Atp Finals di Torino sarà spettacolo

SinnerSinner durante una fase del match contro Rune – foto Ansa

Tennis Oggi le semifinali, in gara Djokovic, Alcaraz, Medvedev e Sinner. Quest'ultimo ha scelto di giocare una partita vera con Rune, contro cui non aveva mai vinto, e ha fatto bene

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 novembre 2023

Quante volte leggendo un libro, vedendo un film o una serie tv non abbiamo protestato con l’eroe buono che invece di terminare il cattivo, si limitava a fermarlo e a impedirgli (momentaneamente) di far del male? Un’azione eticamente ineccepibile, per carità. Ma tanto si sa, alla fine i villain riescono sempre a liberarsi, a fuggire e a proseguire nei loro intenti malvagi. Un personaggio come Anton Chigurh, il killer creato da Cormac McCarthy in Non è un paese per vecchi e portato sul grande schermo da Joel ed Ethan Coen, è inarrestabile, mosso da motivazioni che sfuggono all’umano sapere, quanto meno a quello che si è formato nel passato. È il radicalmente nuovo. Al punto che lo sceriffo Bell si arrende, smette di combatterlo, non ha strumenti per contrastarlo, dovrebbe adottare una logica che gli è sconosciuta e che non vuole nemmeno che gli appartenga.

QUANDO GIOVEDÌ sera Jannik Sinner, il primo italiano ad accedere alle semifinali delle ATP Finals, ha incontrato il danese Holger Rune, in molti probabilmente saranno stati sfiorati dall’idea (poco sportiva) di veder perdere il ventiduenne tennista di San Candido. Una sconfitta indolore perché il Master è un torneo unico. Si può perdere e andare avanti. E infatti Sinner era già sicuro del passaggio del turno. E come noto, la vittoria di Rune avrebbe di fatto estromesso dalla competizione Novak Djokovic, il dominatore del tennis mondiale, il villain che nessuno può fermare neanche quando pensi di averlo battuto.

Per eliminare ogni equivoco, Sinner ha fatto bene a giocare una partita vera con Rune. Soprattutto perché con quell’avversario non aveva mai vinto. E le vere rivalità per l’italiano saranno proprio col danese, con Carlos Alcaraz, con Ben Shelton e, si spera, con Lorenzo Musetti. Nonostante siamo portati a credere che Djokovic sia una specie di Highlander, il serbo non è la nemesi dei campioni che oramai si sono presi le prime posizioni della classifica. E dunque, era necessario sia da un punto di vista tecnico che mentale, mostrare a Rune (un cattivo un po’ costruito senza una vicenda di guerre e orgoglio nazionalistico alle spalle) che d’ora in poi sarà un’altra storia.

Dunque, Djokovic si è liberato dalla trappola nella quale era caduto perdendo con Sinner e poi cedendo un set al polacco Hubert Hurkacz. La classifica del girone gli era sfavorevole. Come detto all’inizio, però, i buoni non sono propensi a infliggere il colpo fatale. Così, il numero uno del mondo, posizione che a inizio anno in pochi avrebbero potuto realmente prevedere, conquistata disputando un numero irrisorio di tornei (vinti quasi tutti), è ancora in sella, pronto a prendersi un altro titolo, anche se ha dichiarato che il suo vero obiettivo di questo finale di stagione è la Coppa Davis con la Serbia.
Capire le motivazioni del tennista di Belgrado non è semplice. Ha un altro modo di pensare, di vedersi, di relazionarsi col proprio corpo, di praticare il tennis. Non è possibile stabilire se si diverte, se vuole guadagnare più soldi, se ambisce alla gloria, se ha bisogno di ammutolire tutti quelli che lo circondano, se li ama o se li odia. Tutte queste cose appartengono episodicamente ai suoi avversari.

ANCHE DANIIL MEDVEDEV, nel suo raggruppamento, aveva la possibilità di estromettere l’altro favorito di queste ATP Finals, Alcaraz. Nel confronto che li vedeva opposti, il russo già qualificato in virtù di due vittorie ottenute contro Andrej Rublëv e Alexander Zverev, con un terzo successo avrebbe potuto avvantaggiare proprio il tedesco ai danni dello spagnolo. Alla fine, il numero due del mondo, dato in fase calante, si è risvegliato dal torpore autunnale e ora si appresta in semifinale a un nuovo duello con Djokovic dopo le entusiasmanti sfide di Parigi, Wimbledon e Cincinnati. Mentre a Sinner, per continuare a sognare di vincere il Master a Torino, toccherà un match con Medvedev che ha recentemente sconfitto a Pechino e Vienna. Ma con il quale, prima di quest’ultimo entusiasmante mese, aveva rimediato sei risultati negativi.
Comunque andrà, sarà uno spettacolo, anche perché nessuno dei contendenti si presenterà, al modo di Anton Chigurh, munito di una moneta e di uno sparachiodi ad aria compressa al posto di una racchetta.

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