Lavoro
“I gioielli industriali di Eni devono rimanere in Italia”
La manifestazione In piazza i dipendenti del cane a sei zampe: no alle dismissioni. Le difficoltà di Gela, Porto Torres e Marghera. La vendita di Versalis a un fondo Usa: forti timori sul futuro del gruppo. Ma il big petrolifero ribatte: «Sk, il partner che abbiamo scelto, è affidabile: la chimica non andrà all’estero»
I lavoratori di Eni ieri in piazza a Roma – Vincenzo Livieri/Lapresse
La manifestazione In piazza i dipendenti del cane a sei zampe: no alle dismissioni. Le difficoltà di Gela, Porto Torres e Marghera. La vendita di Versalis a un fondo Usa: forti timori sul futuro del gruppo. Ma il big petrolifero ribatte: «Sk, il partner che abbiamo scelto, è affidabile: la chimica non andrà all’estero»
Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 20 febbraio 2016
Antonio SciottoROMA
«Enrico Mattei, perdonali perché non sanno quello che fanno». E chi lo doveva dire che pure loro, i dipendenti della prima azienda italiana, dovevano finire in piazza: tre scioperi nell’arco di due mesi, una manifestazione a Roma, cose mai viste. Sì, perché il cane a sei zampe si è fatto inquieto, e allora per scaramanzia non si possono che rievocare i “grandi padri”, come Mattei appunto. Perché Matteo (Renzi) da questo orecchio non ci sente, e neppure i nuovi capi, dalla presidente Marcegaglia all’ad Descalzi: i lavoratori di Eni, Saipem, Versalis non ci stanno a vedersi sparire il proprio gruppo...