Alias Domenica
I meccanismi della patologia identitaria
Saggi sul nostro presente Dalla sacralità delle radici all’odio per i migranti, dal tatuaggio al tortellino di pollo, una ricognizione militante dell’«ideologia» dell’identità. Storie, figure e fatti analizzati con gli attrezzi dell’antropologia e della filologia: Hai sbagliato foresta, per il Mulino
John Gutmann, Sailor Girl Tattoo, 1945
Saggi sul nostro presente Dalla sacralità delle radici all’odio per i migranti, dal tatuaggio al tortellino di pollo, una ricognizione militante dell’«ideologia» dell’identità. Storie, figure e fatti analizzati con gli attrezzi dell’antropologia e della filologia: Hai sbagliato foresta, per il Mulino
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 3 gennaio 2021
Mito atavico di perenne attualità, la foresta era per Elias Canetti intimamente associata alla violenza, all’esercito in marcia, che avanza e distrugge ciò che si oppone al suo incedere. La foresta come forza sovrumana che fagocita il singolo e lo annulla. La foresta come dissoluzione dell’individuo nella massa e insieme come protezione dall’esposizione solitaria e fragile alla violenza del nemico. L’immagine della foresta sovrasta anche l’acuta disamina della fissazione identitaria a cui Maurizio Bettini dedica un libro sapientemente militante (Hai sbagliato foresta, il Mulino «Intersezioni», pp. 168, e 14,00). L’autore la preleva da un verso di Caproni: «Non chieder più....