Cultura

I predatori dei beni comuni

I predatori dei beni comuni/var/www/vhosts/ilmanifesto.co/ems/data/wordpress/wp content/uploads/2014/04/30/01cultf01 – Foto Reuters

Primo Maggio La vicenda dell’acciaieria di Taranto ha messo in evidenza che la necessaria ricomposizione tra lavoro, salute e ambiente fin qui negata dalla sviluppo capitalistico deve coinvolgere lavoratori e popolazione

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 maggio 2014
«Il lavoro è un bene comune» era lo striscione che apriva un corteo milanese della Fiom prima che si raccogliessero le firme sui quesiti referendari sull’acqua del giugno 2011. Erano quelli i mesi in cui nell’occidente liberale i «beni comuni» stavano abbandonando le scrivanie di un numero circoscritto di studiosi, per lo più economisti negli Stati Uniti (Elinor Ostrom ed altri) e giuristi in Italia (Commissione Rodotà), ponendo le premesse per divenire importante categoria del dibattito politico, capace di infliggere, con la vittoria del referendum sull’acqua, una delle pochissime sconfitte del modello neoliberale trionfante dalla caduta del Muro di Berlino....

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi