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Il big bang evoluzionistico alle soglie del «nono grado»

Il big bang evoluzionistico alle soglie del «nono grado»Jibé Tribout in Verdon nel 1982 durante l’«estate infinita» – David Chambre

In movimento in edicola dal 3 novembre 2016 Alla ricerca della specie umana che dominerà le pareti di domani, tra riflussi e risonanze di un’«epica contemporanea» in cui Edlinger e Yosemite sono parole senza senso. Dalle Éditions du Mont Blanc una splendida enciclopedia, eccitante e ragionata, sugli ultimi 150 anni di arrampicata libera. Dall’Inghilterra dell’800 alle spiagge di Kalymnos

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 3 novembre 2016

Il motivo dietro questo libro, the 9th Grade, il nono grado, di David Chambre, lo fa capire l’autore stesso: «Un giorno in palestra ho iniziato a chiacchierare con un climber giovane e fortissimo. A un certo punto per caso ho menzionato la parola ‘Yosemite’, e guardando la faccia assente del mio interlocutore ho realizzato con sgomento che non aveva la più pallida idea di cosa stessi parlando. Qualche giorno dopo, con un altro ragazzo, ho buttato lì Patrick Edlinger e la risposta è stata: ‘Chi è?’».

Ecco, questo libro splendido, curatissimo, disponibile in francese, spagnolo e inglese, è una grande enciclopedia illustrata, scorrevole, eccitante e ragionata degli ultimi 150 anni di arrampicata libera. Che poi sono anche i primi, essendo un’attività nata sulle rocce dell’Inghilterra alla fine dell’800.

IL LIBRO DI CHAMBRE, pubblicato dalla casa editrice di Catherine Destivelle (intervistata da Linda Cottino e Simone Bobbio su in movimento di maggio) naturalmente prende le mosse da illustri predecessori, il Settimo grado di Messner (Istituto Geografico De Agostini, 1982) e l’Ottavo grado dello stesso Chambre con Tribout (Versante Sud 2013, prima ed. 1987).

E allora cos’è questo «nono grado» dell’arrampicata? Un puro aumento delle difficoltà?

Alcune cose, in questa fantastica galoppata verticale lunga un secolo, sono chiare. I risultati e le performance di oggi, con vie da 9b scalate a vista e boulder quasi insormontabili, sono impressionanti.

Un atleta come Adam Ondra, per dirne soltanto uno (intervistato da Umberto Isman su in movimento di marzo), è sicuramente il climber più forte della storia. Ma il nono grado è qualcosa di più.

A BEN VEDERE, la storia che osserveremo svolgersi nei prossimi anni sotto i nostri occhi è accennata proprio nelle pagine di questo numero di in movimento in edicola a novembre.

Tutti i nomi del passato, con il loro carico di storie, creatività, genialità e tragedia, si sono formate su roccia.

Quella di oggi è la prima generazione di alpinisti e atleti-prodigio in cui la montagna è quasi assente. Niente granito del Monte Bianco, aria sottile dell’Himalaya, placche del Verdon o grandi pareti di Yosemite.

I prossimi nomi della scalata del futuro (qualcuno forse verrà fuori dai ragazzi/e che hanno scritto insieme a noi il numero di novembre) avranno quasi tutti iniziato in palestra, su prese artificiali, in un mondo sportivo e competitivo internazionale che deve ancora trovare il suo tono e la sua narrazione. I suoi «eroi» e simboli.

Florence Pinet su «Wedding Present» (8a+) a Cidtibi in Turchia /archivio Florence Pinet
Florence Pinet su «Wedding Present» (8a+) a Cidtibi in Turchia /archivio Florence Pinet

 

È UNA GENERAZIONE iperfotografata e telegenica, (social)mediatica, davvero globale. Ma allo stesso tempo è ancora poco raccontata. Non ha una sua «epica» né ne rifiuta qualcuna in particolare.

Lo stesso Ondra è una figura di passaggio tra il vecchio e il nuovo, impossibile non vederlo in video o in foto scalare difficoltà inavvicinabili per un altro essere umano. Ma è nato e si muove ancora su roccia vera.

E invece secondo Chambre l’arrampicata indoor coinvolge almeno 30 milioni di persone in tutto il mondo, per un giro di affari di oltre un miliardo di euro. Sono stime al ribasso, cifre destinate ad esplodere ora che ad esempio anche l’Asia si avvicina a grandi passi a questo tipo di attività (lo scopriremo meglio nel prossimo numero di dicembre).

Se ancora negli anni ’70 l’arrampicata era uno sport da minoranze, drop out, individui ai margini e anarcoidi, oggi è predisposta per diventare – almeno a livello dell’immaginario e sociale – un’esperienza di massa. Le performance strabilianti di questi ultimi anni parlano da sole.

MA IL NONO GRADO È ANCHE la ricerca da parte del pubblico, delle aziende e delle istituzioni sportive di un nuovo timbro, di un nuovo modo di raccontare una storia, di carisma se non di leggende come Emilio Comici, Walter Bonatti, Reinhold Messner, Lynn Hill o Chris Sharma. Si va avanti per tentativi, si ragiona sulle Olimpiadi del 2020 (vedi l’intervista di Eleonora Martini al presidente della federazione di climbing internazionale Marco Scolaris nel numero di ottobre), si sponsorizzano atleti che però, proprio per la natura «sportiva» di questa «nuova arrampicata», durano pochi anni, o stagioni. In un ciclo agonistico comune a molti altri sport.

E dunque «arrampicare è un hobby, uno sport, una passione, uno stile di vita o un avvicinamento a qualcos’altro?», si chiede Chambre alla fine del suo libro.

Negli ultimi trent’anni il mondo verticale è totalmente cambiato. E di sicuro nei prossimi 30 anni cambierà ancora di più.

Oggi viviamo in un’età affascinante. Come tutte le stagioni di passaggio, il riflusso tra vecchio e nuovo, tra duraturo ed effimero, genera il cambiamento, fa scintillare creatività ed errori, imbocca false piste, suggestioni e scorciatoie che si rivelano vicoli ciechi, ma getta anche i semi che sbocceranno in future sequoie.

Un big bang quasi evoluzionistico, tutt’altro che pacifico, in cui non si conosce ancora la «specie umana» che dominerà le pareti di domani.

NOI PENSIAMO che il racconto della montagna debba cercare per sua natura la complessità.

Indagare il solco tra chi vive in valle (o sul divano guardando you tube o i futuri giochi olimpici) e chi sperimenta le altezze. L’eccedenza di chi danza sulla roccia e chi sorride con gli amici cadendo sul materasso sotto un boulder.

In questo pensiero circolare, dove tutto il bello di oggi entra in risonanza con il bello di ieri, sta il pregio di questo libro di Chambre, che consigliamo davvero a chiunque, e non solo a chi non ha mai sentito parlare di Yosemite o di Edlinger.

the9thgrade

Il libro: Opera omnia firmata David Chambre

Il «nono grado», «the 9th Grade, 150 years of free climbing», edito da les éditions du Mont-Blanc, 304 pagine, prefazione di Jean-Baptiste Tribout, 24 x 28 cm, 350 foto, 43 euro, è un’opera pubblicata in 3 lingue (francese, inglese e spagnolo).

Il volume (quasi due chili di peso) ripercorre attraverso centinaia di illustrazioni curatissime la storia dell’arrampicata libera, dagli inizia a oggi.

Il testo si snoda attorno a 5 capitoli in ordine temporale e tematico: Il tempo dell’avventura (grosso modo dall’800 al secondo dopoguerra), la nascita di uno sport (anni ’60 e ’70), il decennio straordinario (gli anni Ottanta), il tempo dei nove (gli anni Novanta), il mondo interconnesso (dal Duemila al Dawn Wall di Caldwell e Jorgeson del 2015).

In mezzo, decine di ritratti e focus sulle personalità più affascinanti, da Preuss e Comici a Messner, Bachar e Güllich, da Lynn Hill a Sharma, Ondra, Potter e Honnold.

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