Cultura

Il brand avvelenato della globalizzazione

Il brand avvelenato della globalizzazioneUn'installazione di Shahpour Pouyan

Tempi presenti «Generazione Isis» di Olivier Roy, per Feltrinelli. Secondo lo studioso francese, i club di sport da combattimento sono più rilevanti delle moschee per la socializzazione jihadista

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 28 luglio 2017
È probabile che la sconfitta militare dell’Isis, annunciata dalla caduta di Mosul e da quella sempre più probabile di Raqqa, non metta fine né alla minaccia degli attentati, né soprattutto all’appeal che questa sigla sembra possedere agli occhi di un certo numero di giovani, anche europei. Privati di una terra di conquista e di possibili roccaforti organizzative, proprio l’estensione di questo fascino sinistro potrebbe anzi rappresentare l’eredità più terribile consegnata al mondo dai seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi. È da una simile constatazione che muove l’ultimo lavoro di Olivier Roy, Generazione Isis (Feltrinelli, pp. 124, euro 14), studioso attento non...

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