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Il business (informatico) dello sterminio

Il business (informatico) dello sterminioLa scheda di una deportata rom

Memoria del presente Per schedare i deportati nei campi di concentramento la Germania nazista si era dotata della migliore tecnologia informatica allora esistente, quella della statunitense Ibm. Una storia che  ci parla del nostro presente: la crudeltà di guerre d’aggressione che si traducono in nuovi genocidi sono disinvoltamente sostenute da una fiorente industria occidentale

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 22 febbraio 2020
Quando il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler ordinò il rastrellamento di 1.259 ebrei nel ghetto di Roma quel 16 ottobre 1943, aveva in mano le schede del censimento che Mussolini volle realizzare dopo aver promulgato le leggi razziali cinque anni prima. Quelle schede, che contenevano dati anagrafici ed indirizzi di domicilio, erano scritte a macchina. Un dettaglio solo apparentemente di poco conto. I deportati arrivarono ad Auschwitz, in Polonia, qualche giorno dopo. Confluirono, e quasi tutti scomparvero, nel sistema concentrazionario e genocidario nazista. Fu un dispositivo gigantesco che non gestiva solamente l’eliminazione di massa ma anche la sottrazione e...

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