Internazionale
Il business politico della ricostruzione in Siria
Post-guerra Per il mondo un bottino da 400 miliardi, per Damasco il mezzo per riprendersi un paese dove i gruppi jihadisti di opposizione hanno dirottato la protesta del 2011, partita dai sobborghi nati negli anni ’70 e crocevia di un’umanità contadina, i quartieri poveri che di più hanno subito la crisi economica
Lavori in corso alla moschea al-Sahibiyah, risalente al XIV secolo, nella città vecchia di Aleppo – Afp
Post-guerra Per il mondo un bottino da 400 miliardi, per Damasco il mezzo per riprendersi un paese dove i gruppi jihadisti di opposizione hanno dirottato la protesta del 2011, partita dai sobborghi nati negli anni ’70 e crocevia di un’umanità contadina, i quartieri poveri che di più hanno subito la crisi economica
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 27 luglio 2018
Prima la rimozione delle macerie, poi la riapertura delle strade, di alcune scuole, forni, stazioni di polizia. Aleppo prova a ricostruirsi a un anno e mezzo dalla fine della battaglia che ne ha devastato le reti sociali prima che quelle infrastrutturali. A est, dove le opposizioni jihadiste erano arroccate, è esercizio quasi futile cercare di rintracciare la bellezza che fu, quella che l’Unesco intese proteggere nel 1986 inserendola nella lista dei patrimoni dell’umanità. PER ANNI QUELL’UMANITÀ ha assistito, con sdegno intermittente, alla sua distruzione. La «grigia», la capitale del nord, cuore dell’economia siriana, ha fatto da impotente sfondo alla fuga...