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Il caso Zelensky, la televisione e il suo doppio

Ri-mediamo Il caso ucraino ci interroga sul peso della fiction e del palinsesto formalmente diverso dagli spazi canonici dell’informazione. La serie del «comico» ha letteralmente prefigurato l’esito politico del protagonista in carne e ossa, con la rabdomantica capacità di sollecitare il sogno di cambiamento radicale vissuto da un popolo sfortunato

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 24 aprile 2019
La vittoria nelle elezioni presidenziali dell’Ucraina di Volodimir Zelensky, star della seguitissima (in patria, ma venduta a Netflix)) serie televisiva Il servo del popolo, ha riaperto l’eterno dibattito sul ruolo del piccolo schermo nei comportamenti elettorali. I media studies si sono equamente divisi tra coloro che hanno ridimensionato il peso del video e quanti – invece – ne hanno descritto influenze malefiche e durature. Forse hanno avuto ragione i teorici dell’agenda setting, vale a dire la preminente funzione di orientamento sulle priorità, sull’importanza dei temi o degli eventi. Tuttavia, le ricerche hanno generalmente osservato i telegiornali, considerati a lungo vere...

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