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Il castigo della Signora: 15 punti di penalizzazione alla Juve

Il castigo della Signora: 15 punti di penalizzazione alla JuveAzione di gioco di Napoli-Juventus 5-1 – foto Ansa

Calcio La sentenza della Corte di Appello della Figc supera le richieste della procura, inibizione di 16 mesi per Agnelli

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 21 gennaio 2023

Una sentenza che segnerà uno scossone, l’ennesimo scossone, al calcio italiano. Quindici punti di penalizzazione per la Juventus per il caso plusvalenze, ovvero per scambio sistematico di calciatori a prezzi ritenuti non congrui al loro valore di mercato. La Corte di Appello della Figc ha deciso di accogliere l’istanza di revocazione del processo plusvalenze, avviato dalla procura Figc, che si era chiuso con l’assoluzione dei bianconeri nella scorsa primavera. Le altre squadre coinvolte sono state assolte. Tranne la Juve.
Secondo Chiné i giocatori valutati in maniera non congrua per coprire le perdite

La giornata nera dei bianconeri si era aperta con la richiesta da parte della procura federale della federcalcio della penalità di nove punti – da scontare a campionato in corso – per la Juventus, insieme all’inibizione di oltre un anno da incarichi sportivi per l’ex presidente Andrea Agnelli (16 mesi), per l’attuale direttore sportivo Federico Cherubini, per gli ex dirigenti Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e Fabio Paratici (ora al Tottenham) e per tutti i membri dell’ex ormai consiglio di amministrazione juventino, che si è dimesso in blocco poco prima della notizia del rinvio a giudizio di Agnelli, Nedved, Paratici, Arrivabene e delle altre figure bianconere coinvolte nell’inchiesta Prisma. La Procura della Figc ha mantenuto immutate le richieste per gli altri dieci club coinvolti nell’inchiesta, ovvero un’ammenda e così per i dirigenti deferiti.
Il procuratore della Figc, Giuseppe Chiné, si è detto convinto che le presunte operazioni fittizie sarebbero servite per coprire le perdite. Ipotesi respinta dai legali della Juventus, che prima che si pronunciasse la Corte d’Appello, hanno pure evidenziato come gli elementi forniti dalla procura della Figc non fossero in grado di mostrare «artificiose sopravvalutazioni» dei diritti delle prestazioni sportive degli atleti coinvolti in operazioni di mercato.

I LEGALI della Juve inoltre si sono giocati un’altra carta, la Procura della Figc avrebbe infatti ecceduto i termini per presentare la richiesta di riapertura del processo. Come emerso da articoli di stampa, la Procura aveva contattato i pm torinesi il 26 ottobre. Il giorno successivo si era diffusa la notizia di una visita a Torino di un inviato della Procura. Quindi i primi fatti nuovi sarebbero entrati in possesso della procura a fine ottobre. E il codice di giustizia sportiva prescrive il termine di 30 giorni per presentare la richiesta di revocazione, arrivata, invece, solo il 22 dicembre, ossia 56 giorni più tardi.

RIAVVOLGENDO il nastro del processo sportivo a carico della Juve, all’inizio dello scorso anno si era tenuto il primo round sullo stesso caso-plusvalenze, chiuso in primavera con le richieste della procura non accolte dal Tribunale federale, che aveva prosciolto i dirigenti della Juventus e delle altre società coinvolte per l’impossibilità di stabilire univocamente il valore dei calciatori e di conseguenza il rilevamento delle irregolarità nei bilanci. Poi, la riapertura del caso, sulla base di quanto emerso nell’inchiesta Prisma della Procura di Torino, la lunga attesa per il responso della Corte d’Appello, con sentenza ancora più pesante rispetto alle richieste della procura Figc. Ora la Juventus si appellerà entro 30 giorni al collegio di Garanzia dello Sport, ultimo grado di giustizia sportiva.

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