Visioni
Il cinema non esiste senza occhi che guardano nell’oscurità
Bussole I film e la critica nel nostro tempo: proseguono gli interventi per interrogare i mutamenti in corso. La possibile perdita del luogo di visione, l’accecante iper-definizione, l’apparato tecnico che si diffonde
Una scena da «Operai, contadini» (2001) di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet
Bussole I film e la critica nel nostro tempo: proseguono gli interventi per interrogare i mutamenti in corso. La possibile perdita del luogo di visione, l’accecante iper-definizione, l’apparato tecnico che si diffonde
Pubblicato 5 mesi faEdizione del 21 giugno 2024
Vi devo ringraziare per aver innescato un piccolo movimento collettivo di re-azione, un diverso modo di attivare la propria posizione cinematografica dinanzi all’inconsistenza attuale nella steppa di immagini. Partirei da questo assunto: il cinema non esiste senza occhi che guardano nell’oscurità. Quando pensiamo al cinema ci riferiamo sempre al guardare in un luogo destinato. Perdura tuttavia un interrogativo: cosa significa guardare? E quando questa condizione sembra essere venuta meno, dovremmo cercare di comprendere a cosa facciamo riferimento quando diciamo «ho visto un film», giacché sempre qualcuno deve aver detto di aver visto un film per dare continuità all’espressione del cinema,...