Cultura
Il cortocircuito del corpo umano alla Biennale di Lione
L'appuntamento L’arte interroga il nostro disarticolato habitat. Fino al 5 gennaio 2020. «Là dove le acque si mescolano» è il titolo, ispirato a Raymond Carver, per l’edizione di quest’anno. Sradicamento dalle proprie origini e schiavitù al mondo industriale sono le questioni da affrontare
Un particolare dell’installazione dell’artista sudafricana Simphiwe Ndzube, «Journey to Asazi», 2019 (dietro, il «muro» di Chou Yu-Cheng
L'appuntamento L’arte interroga il nostro disarticolato habitat. Fino al 5 gennaio 2020. «Là dove le acque si mescolano» è il titolo, ispirato a Raymond Carver, per l’edizione di quest’anno. Sradicamento dalle proprie origini e schiavitù al mondo industriale sono le questioni da affrontare
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 19 settembre 2019
Alle misteriose energie sprigionate dai luoghi «dove le acque si mescolano» ci aveva già abituati Raymond Carver, che adorava i torrenti e la musica composta dal loro gelido scorrere fra le rocce. A quel vivido ribollire intero di una città (peraltro inserita nel triangolo magico dell’esoterismo) ci riporta quest’anno la Biennale di Lione che, giunta alla sua quindicesima edizione, sceglie un paesaggio fluido, instabile e scivoloso per «tessere» il presente attraverso gli occhi degli artisti. Là où les eaux se mêlent, il titolo voluto dalla nuova direttrice Isabelle Bertolotti (dopo le dimissioni di Thierry Raspail, co-fondatore della kermesse fin dal...