Visioni
Il diario di un’estate
Al cinema «Mektoub My Love: Canto uno» rimontato dopo la prima a Venezia, segue un gruppo di ragazze e ragazzi tra spiaggia e amori clandestini nello sguardo «voyeur» di Amin, alter ego del regista.Kechiche si incolla ai corpi per anestetizzarli, l’epifania è altrove
Al cinema «Mektoub My Love: Canto uno» rimontato dopo la prima a Venezia, segue un gruppo di ragazze e ragazzi tra spiaggia e amori clandestini nello sguardo «voyeur» di Amin, alter ego del regista.Kechiche si incolla ai corpi per anestetizzarli, l’epifania è altrove
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 24 maggio 2018
Filmare ad altezza di natiche (femminili) è un punto di vista come un altro, si dice che sia un «fantasma» maschile, il culo, di certo – senza generalizzare – è un’ossessione per Abdellatif Kechiche. E se Truffaut diceva che il mondo si misura con le gambe delle donne, Kechiche lo riconduce a quella forma tonda sia nelle umiliazioni dell’esotismo occidentale (Venere nera) che nella chiappa schiaffeggiata in un amplesso lesbico (La Vie d’Adele). Mektoub My Love: Canto uno, rimontato dopo la «prima» a Venezia, ne celebra l’apoteosi: un’immersione per tre ore in curvature tonde di donne scandisce il primo capitolo...