Alias
Il dolce frutto della migrazione
Mentre l’ossessione per lo «straniero» raggiunge livelli di parossismo, il jazz riflette sull’argomento, rispondendo con dischi di grande rilievo. Eccoli
![Il dolce frutto della migrazione](/cdn-cgi/image/format=auto,width=1400/https://staticstage.ilmanifesto.it/2019/01/antoniosanchez.jpg)
Mentre l’ossessione per lo «straniero» raggiunge livelli di parossismo, il jazz riflette sull’argomento, rispondendo con dischi di grande rilievo. Eccoli
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 19 gennaio 2019Edizione 19.01.2019
Nei Paesi dell’Occidente l’ossessione per i migranti ha raggiunto livelli di parossismo tanto da dettare l’agenda politica dei governi, occupare il dibattito nei media e nei social. Il tema dell’immigrazione declinato solo in negativo ha dato fiato e legittimità ad un pestilenziale miscuglio di neofascismo, populismo e suprematismo bianco. Dalle leggi di Lega e Movimento 5 Stelle al Muro di Donald Trump il cosiddetto Primo Mondo reagisce istericamente a un fenomeno di portata epocale individuando nel migrante il nuovo nemico della Nazione. Naturale che il jazz, che delle migrazioni è stato uno dei frutti più creativi, abbia riflettuto e rifletta...