Cultura
Il flusso selvaggio di parole indigeste
LA LINGUA SVILITA «Saperi pubblici», a Bologna un incontro tra docenti, studenti e società civile. Il salviniano «Prima gli italiani» è uno spot ma anche l’allusione al fatto che qualcuno abbia rubato loro il posto. Nell’udire che «la pacchia è finita» siamo obbligati a dare per scontato che la pacchia sia esistita davvero
LSMM, Performance, 6’, 201, Abbaye Maubuisson, Saint Ouen L’aumône
LA LINGUA SVILITA «Saperi pubblici», a Bologna un incontro tra docenti, studenti e società civile. Il salviniano «Prima gli italiani» è uno spot ma anche l’allusione al fatto che qualcuno abbia rubato loro il posto. Nell’udire che «la pacchia è finita» siamo obbligati a dare per scontato che la pacchia sia esistita davvero
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 29 settembre 2018
Che il linguaggio possa essere usato ad arte per raggiungere uno specifico fine non è solo cosa nota, ma è oggetto di riflessioni che già nella Retorica di Aristotele individuano tecniche per comporre discorsi che arrivino alla «pancia» dell’uditorio. Aristotele, tuttavia, era ottimista. Secondo lui, un oratore non dotato di saggezza, virtù e benevolenza non ha speranza di risultare persuasivo. Ma la storia ci insegna il contrario: nelle bocche sbagliate, la persuasione è un’arte che facilmente diventa abuso, in un parallelismo distorto tra forza ed efficacia che in un attimo legittima la legge della giungla e l’ostentazione del bicipite linguistico....