Editoriale

Il governo alla prova dell’antifascismo

Il governo alla prova dell’antifascismoMario Draghi fa visita alla sede nazionale della Cgil – LaPresse

Marci su Roma Ora la platea che invoca la chiusura delle sedi di Forza Nuova, e di movimenti analoghi, si è allargata di molto. E la proposta-richiesta di scioglimento presentata in Parlamento sicuramente troverà molti sostenitori. Compresi noi.

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 12 ottobre 2021

Eccolo il fascismo eterno da cui ci metteva in guardia Umberto Eco, quando connotava, aggiornandoli, i chiari sintomi del virus che fece del nostro paese l’incubatore e poi il modello europeo di un regime antiparlamentarista, violento, liberticida, antisemita e guerrafondaio. Un virus endemico che non ha mai smesso di avvelenare la democrazia sventolando saluti romani (utile forma di igiene, secondo il candidato sindaco di Roma, Michetti) in mille manifestazioni, organizzando aggressioni a persone impegnate a fianco degli ultimi, migranti, rom o centri sociali.

Un virus che oggi, cento anni dopo i primi assalti alle Camere del lavoro, soffia sul contagio sociale dentro una crisi pandemica che ha stressato le regole della convivenza democratica, con organizzazioni e gruppi che tentano di guidare l’ignoranza e la paura nelle piazze no-vax, facendosi avanguardie della protesta, pescando dentro un ceto medio impoverito e sbandato, con il progetto di legare gli anelli di una catena funesta, individuando e colpendo il bersaglio simbolico più grosso: la sede nazionale della Cgil. E a stento fermati a pochi metri dalla sede di Palazzo Chigi.
Quanto accaduto a Roma chiama in causa anche il Prefetto e la ministra degli Interni. Le forze di polizia sono risultate insufficienti e impreparate, chi doveva controllare le traiettorie dei capi di Forza Nuova, non l’ha fatto.

Probabilmente nessuno si aspettava una manifestazione con migliaia di persone. Ma qualcuno dovrà rispondere del proprio operato. Soprattutto perché le intenzioni dei militanti e dirigenti di Forza Nuova erano abbastanza esplicite: bastava leggere qualche messaggio web, inneggiante a iniziative eclatanti contro alcune sedi istituzionali. A imitazione di quanto accaduto a Capitol Hill, a Washington, dopo la sconfitta di Trump, in quelle prove generali di guerra civile in mondovisione.

Naturalmente senza forti sponde politiche, queste spinte avanguardiste, questi gruppi neofascisti, sarebbero destinati a tornare laddove la storia li ha condannati. Tanto più che la morsa pandemica, grazie alle vaccinazioni, si è allentata e le limitazioni alla libertà di movimento dei cittadini si sono via via ridotte. E questo forse spiega anche la furia con cui i no-vax si sono scagliati contro il personale sanitario del Policlinico romano, colpevole solo di svolgere il proprio lavoro.

Le destre italiane rappresentate in parlamento e votate da milioni di cittadini, sono destre estreme, illiberali, nazionaliste, razziste. Vicine e sodali delle consorelle europee. Come testimonia il fatto che mentre la sede della Cgil veniva assaltata, Meloni era in Spagna a un’iniziativa di Vox, il movimento spagnolo di ispirazione franchista. E la sua raggelante dichiarazione sull’assalto alla Cgil, in onda su tutti gli schermi, “ignoro la matrice della violenza”, certo non allontana da lei l’idea che proprio il suo partito possa essere visto come un referente dei movimenti neofascisti. Del resto l’inchiesta di Fanpage, dimostra che c’è un retroterra nero che chiama in causa il suo partito, e che va combattuto.

Forse questa volta i “marci su Roma” non la passeranno liscia. Ma, appunto, forse. Perché altre volte è stato chiesto lo scioglimento dei movimenti e dei gruppi neofascisti, senza ottenere alcun risultato. In passato, per varie ragioni (quieto vivere, indifferenza e disattenzione sul problema, mancanza di appigli legali forti, incontrovertibili), la richiesta di mettere fuorilegge i fascisti era appannaggio delle organizzazioni della sinistra, dell’Anpi e di questo giornale. Come non ricordare la battaglia condotta da Luigi Pintor, nel 1971, contro il fucilatore di partigiani Giorgio Almirante? Allora avversata con la critica di ridare fiato ai fascisti, e favorire Andreotti.

Ora la platea che invoca la chiusura delle sedi di Forza Nuova, e di movimenti analoghi, si è allargata di molto. E la proposta-richiesta di scioglimento presentata in Parlamento sicuramente troverà molti sostenitori. Compresi noi. Pur consapevoli che la valenza simbolica avrà una scarsa efficacia risolutiva rispetto al problema concreto dell’esistenza di questi gruppi.

Allo stesso tempo è altrettanto evidente che non basta l’indignazione generale se e quando viene superata una soglia così significativa. Nemmeno se la condanna arriva dal presidente Draghi, che raccoglie ampi consensi perfino tra le fila fascio-leghiste a caccia di furbesche scappatoie (dimenticando che tra i manifestanti erano presenti migliaia di elettori della Lega e di Fratelli d’Italia che applaudivano le frasi rabbiose e violente urlate dal palco fascista di piazza del Popolo).

Se Meloni ha la fiamma missina nel simbolo, Salvini è lontano anni luce dal Bossi che partecipò alla manifestazione del 25 Aprile organizzata dal manifesto. Così, quando Luciano Canfora spiega i comportamenti, le parole fascistoidi contro gli immigrati dell’ex ministro degli Interni, mette in luce che c’è altro rispetto alle violenze squadristiche. C’è il conflitto tra fascismi e democrazia che, in questi anni Venti del Duemila, chiama in causa la politica, le lotte contro le diseguaglianze sociali, per il cambiamento radicale del modello economico,

E siccome non vogliamo che tutto finisca nella retorica e nell’emozione di un giorno, lo ripetiamo: le organizzazioni neofasciste le deve sciogliere il governo, con una decisione che preceda le intenzioni del Parlamento. L’unità nazionale del governo Draghi è anche una unità antifascista? Lo dimostri con i fatti.

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