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Il jazz dentro Downtown. Tra mini arpe e i ritmi estremi della fusion

Il jazz dentro Downtown. Tra mini arpe e i ritmi  estremi della fusionHenry Kaiser

New York/Trent'anni fa nasceva una delle scene urbane più esaltanti John Zorn incide «The Big Gundown» nel 1985 e avvia un sincretismo musicale che tiene dentro rock, contemponea e visioni sperimentali

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 11 aprile 2015
Esattamente trent’anni fa il sassofonista John Zorn, all’epoca trentaduenne, con un decennale passato di sperimentatore radicale, inizia le registrazioni di The Big Gundown, un album tributo alle colonne sonore di Ennio Morricone, con riletture ultra-avanguardiste, che subito riceve stroncature pesanti e al contempo apprezzamenti spassionati, imprimendo comunque una svolta epocale alla musica statunitense, perché fa «ufficialmente» conoscere a livello internazionale la Downtown Scene newyorkese, fino ad allora relegata a circuiti minoritari e nicchie alternative. Ma cos’è precisamente la Downtown Scene? Per dirlo occorre una breve premessa teorico-linguistica, benché, all’epoca, l’espressione non venga ancora usata né dal pubblico né da studiosi...

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