Alias Domenica

Il lancio estetico del fascismo nell’America del New Deal

Il lancio estetico del fascismo nell’America del New DealCorrado Cagli, "Giocatori di carte", 1937, Piacenza, collezione privata, presentato nella sede newyorkese della galleria La Cometa nel 1937; Vittoro Mussolini a margine di un’intervista nel suo hotel di New York prova la cinepresa, 23 settembre 1937

Sergio Cortesini, "One day we must meet. Le sfide dell’arte e dell’architettura italiane in America (1933-1941)", Johan & Levi Il saggio illustra il tentativo del fascismo di esportare in U.S.A il proprio modello estetico modernista. A rappresentare l’arte italiana, Vittorio Mussolini e Margherita Sarfatti. Ma il bilancio fu abbastanza fallimentare, con un paradosso: più che la retorica monumentale si fece strada il realismo intimista

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 24 marzo 2019
E’ l’autunno del 1937 quando Vittorio Mussolini, figlio del duce, incontra il presidente degli Stati Uniti d’America Roosvelt nel corso di un suo soggiorno volto alla scoperta di Hollywood e del cinema americano. Alla fine di quel colloquio, il presidente lo avrebbe congedato indirizzando un messaggio all’autorevole genitore, che Sergio Cortesini ha usato come titolo del suo densissimo libro edito da Johan & Levi: One day we must meet (pp. 325, 70 illustrazioni b/n, euro 28,00). Era la consacrazione di un’apertura al dialogo fra i due paesi che già informava, come recita il sottotitolo del volume, Le sfide dell’arte e...

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