il manifesto, un’impresa comune
Care lettrici, cari lettori, il manifesto è a un importante passaggio della sua esistenza. Stiamo per salutare il 2013, è il momento di fare un bilancio e, insieme a voi, […]
Care lettrici, cari lettori,
il manifesto è a un importante passaggio della sua esistenza. Stiamo per salutare il 2013, è il momento di fare un bilancio e, insieme a voi, decidere del futuro.
Gli ultimi due anni sono stati molto intensi. Abbiamo rimesso in moto la «macchina» aziendale e redazionale, stretto i denti e superato ostacoli più grandi di noi. Tra liquidazione coatta, dolorose separazioni politiche e personali, costruzione di una nuova cooperativa editrice, si sono moltiplicati rischi e durezze.
È sempre più difficile andare avanti con una crisi che mortifica il diritto al lavoro, frantuma stipendi e salari, combatte il compromesso politico del welfare europeo, restringe gli spazi di azione delle minoranze, alimenta i populismi. E se dovessimo attualizzare il leopardiano Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani, dovremmo ripetere con lui che nel contesto europeo «le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico de’ popolacci».
Il manifesto svolge, qui e ora, il ruolo di tenace opposizione e combattiva presenza, ma fare un giornale nazionale è comunque un’impresa ardita, con costi altissimi, proibitivi se manca un editore o un partito politico. Quotidiani assai più corazzati di noi, nel 2013, sono morti. Ma continuare il nostro cammino ci espone ogni giorno a gravi rischi d’impresa. Le banche hanno i rubinetti sigillati e per un giornale autofinanziato come il manifesto l’unica straordinaria risorsa siete voi, lettrici e lettori.
A questo punto del percorso è estremamente importante sostenere la nostra comune impresa con una forte campagna di abbonamenti. È fondamentale (nel senso di mettere solide fondamenta) attivare la mobilitazione di chi ci legge, di chi ci sostiene per abbonarsi nelle forme che ciascuno riterrà più adatte. Sappiamo di chiedere un impegno oneroso in un momento economico difficile per i singoli e per le famiglie.
Noi siamo una cooperativa appena nata, senza debiti (per adesso). E anche senza un euro in cassa e con gli stipendi a singhiozzo. Questa vita l’abbiamo scelta, perché non siamo solo giornalisti e poligrafici: siamo anche un collettivo particolare. Direi di militanti se il termine non fosse stato svilito dalla politica italiana. Non ce ne lamentiamo. Ora però vogliamo e dobbiamo rafforzarci, per procedere negli investimenti necessari alla navigazione del giornale.
Nei prossimi giorni troverete in rete un nuovo sito, non ancora pienamente sviluppato. Tuttavia sarà un buon inizio, reso possibile dai 47 mila euro che avete donato in poche settimane. Questa splendida sottoscrizione ci ha dato una grande spinta per sviluppare le idee che ci consentiranno di ridurre, speriamo di azzerare, lo scarto che sul cruciale fronte dell’informazione on line abbiamo purtroppo dovuto sopportare negli anni.
Come sempre, nella nostra lunga storia, il rinnovo dell’abbonamento è un test importante per capire quale prospettiva abbiamo davanti. Se questa campagna andrà bene, se avremo duemila nuovi abbonamenti in bilancio, soprattutto annuali, saremo pronti per affrontare le difficoltà del 2014, l’anno decisivo per verificare se la comunità del manifesto sarà in grado di superare le prove che l’aspettano: migliorare il giornale, puntare sul sito, riuscire a ricomprare la testata.
Ma soltanto una «comunità» convinta del ruolo politico che può svolgere un giornale della sinistra radicale è in grado di organizzare una raccolta di abbonamenti fuori dall’ordinario. Esiste questa comunità? Ha voglia di impegnarsi perché il manifesto resti in campo? Noi crediamo di sì. Ma vorremmo che foste voi a rispondere e a dirci perché e per cosa dobbiamo continuare a essere ogni giorno in edicola.
Potete dircelo abbonandovi. E scrivendoci (a lettere@ilmanifesto.it). Non chiediamo il decalogo di come si costruisce l’alternativa, non lunghi discorsi sulla crisi dell’opposizione politica, culturale, sociale. Piuttosto, pensieri, parole, messaggi, suggestioni per comunicarci in poche righe il vostro sentire, e qualche buona idea per continuare al meglio il lavoro che stiamo facendo. Le leggeremo, le raccoglieremo e pubblicheremo le più creative e interessanti.
La nostra vita politica è scritta su queste pagine, racchiusa da più di 42 anni in un’impresa editoriale «al servizio» del grande – e diviso – mondo della sinistra. È stata un’esistenza faticosa, sotto ogni punto di vista. Eppure coinvolgente, stimolante, avventurosa. Per continuarla abbiamo bisogno di voi.
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