Cultura
Il miraggio del binario che corre verso l’infinito
Intervista Parla l'artista israeliano Dani Karavan, ospite al Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara con la sua installazione permanente. «L'Olocausto dei sinti e dei rom è poco conosciuto. Quelli che furono assassinati durante la seconda guerra mondiale poterono contare solo su fiori di campo come pietra tombale»
L'opera di Dani Karavan al Meis – Foto di Marco Caselli Nirmal
Intervista Parla l'artista israeliano Dani Karavan, ospite al Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara con la sua installazione permanente. «L'Olocausto dei sinti e dei rom è poco conosciuto. Quelli che furono assassinati durante la seconda guerra mondiale poterono contare solo su fiori di campo come pietra tombale»
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 24 gennaio 2020
«Ho tagliato un segmento di binario fuori uso e ho posizionato uno specchio lungo la sua metà in modo che il riflesso potesse creare un miraggio, moltiplicandolo. Due altre superfici specchianti, situate sulle pareti, rimandano a un’illusione di continuità, come se quel binario attraversasse il muro, viaggiando verso l’infinito. Sul muro, poi, scorre il video di un uomo che cammina costeggiando le rotaie fino a quando non svanisce, in lontananza. I binari ferroviari, per me, restano un simbolo potente dell’Olocausto e del trasporto forzato degli ebrei». L’artista israeliano Dani Karavan (Tel Aviv, 1930) spiega così la sua installazione per il...