Cultura
Il mondo in versi contro l’alienazione
Intervista Parla il poeta siriano Faraj Bayrakdar, esule in Svezia, di cui è uscita recentemente in Italia la raccolta poetica «Il luogo stretto», per Nottetempo. «Non volto le spalle al mio popolo, come fa il resto del mondo. Ma sono costretto a riconoscere che il mio paese, da ormai sei anni, viva una 'cronaca di una morte annunciata'»
Un ritratto di Faraj Bayrakdar
Intervista Parla il poeta siriano Faraj Bayrakdar, esule in Svezia, di cui è uscita recentemente in Italia la raccolta poetica «Il luogo stretto», per Nottetempo. «Non volto le spalle al mio popolo, come fa il resto del mondo. Ma sono costretto a riconoscere che il mio paese, da ormai sei anni, viva una 'cronaca di una morte annunciata'»
Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 12 gennaio 2017
Parole: l’unico lusso concesso a Faraj Bayrakdar, poeta siriano, quando dalle carceri di Hafiz al-Assad componeva i suoi versi. Né fogli, né penne. Solo oralità e memoria, strumenti che hanno serbato le poesie composte durante la prigionia tra Damasco e Tadmor. Sei anni di esilio forzato dalla vita privato di notizie dal mondo e dalla propria famiglia. Perfino dell’identità stessa. In una sua lirica, Bayrakdar ricorda l’assegnazione di un numero al posto del nome. Una disumanizzazione volontaria che prelude alla morte dell’individuo. Questo l’alienante inferno dello scrittore, che nella sua vita ha ben conosciuto l’esperienza del carcere. Con l’accusa di...