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Il Novecento secondo Pollini

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Ostinato Maurizio Pollini. Meglio non dimenticarlo troppo presto. Era un gran tipo per via dell’interesse che aveva per certi contemporanei, non tantissimi: Boulez, Nono, Manzoni, Stockhausen. Senza tralasciare i «premoderni» come […]

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 13 aprile 2024
Maurizio Pollini. Meglio non dimenticarlo troppo presto. Era un gran tipo per via dell’interesse che aveva per certi contemporanei, non tantissimi: Boulez, Nono, Manzoni, Stockhausen. Senza tralasciare i «premoderni» come Debussy, i «moderni» come Stravinsky e Bartók e i «moderni che però sono contemporanei» come Schönberg, Berg e Webern, classificazione poco canonica che vale soprattutto per l’immenso Webern, le cui Variazioni op. 27 Pollini suonava peraltro in modo piuttosto classico, tradendone leggermente lo spirito autenticamente rivoluzionario (ma facevano così anche altri grandi come Glenn Gould e Charles Rosen, un po’ meno Sviatoslav Richter, ma il migliore è stato finora Carlo...

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