Europa
Il parlamento processa Johnson. Ma la Brexit non si muove
Verso il 31 ottobre Ripresa dei lavori ieri a Westminster. L’arringa del primo ministro: «Noi non tradiremo il popolo!». Ora il governo cerca una scappatoia giuridica per aggirare il posticipo al 21 gennaio qualora non sia nel frattempo riuscito a rinegoziare l’accordo di uscita e né a farselo approvare dal parlamento
La ripresa, ieri, dei lavori alla Camera dei Comuni – Afp
Verso il 31 ottobre Ripresa dei lavori ieri a Westminster. L’arringa del primo ministro: «Noi non tradiremo il popolo!». Ora il governo cerca una scappatoia giuridica per aggirare il posticipo al 21 gennaio qualora non sia nel frattempo riuscito a rinegoziare l’accordo di uscita e né a farselo approvare dal parlamento
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 26 settembre 2019
Leonardo ClausiLONDRA
Il giorno dopo l’incenerimento della prorogation da parte della corte suprema (poiché illegale, la sospensione non è mai esistita: dimenticatevela, è stato il senso del verdetto) i deputati sono tornati frettolosamente in una Westminster brulicante di turisti. Per ricalarsi esattamente nelle pastoie in cui si trovavano prima di tanto frastuono costituzionale. Dopo che i giudici supremi ne avevano silurato il piano, Johnson è stato aviotrasportato d’urgenza ieri mattina da New York e solo in serata ha riferito ai deputati sulla sentenza. Un discorso impenitente il suo, aggressivo, controffensivo, non da leader umiliato. Niente scuse. «La rinegoziazione sta facendo progressi/l’Ue ci...