Alias Domenica
Il Praz di Manica, un tragico moderno annidato nel gusto
Raffaele Manica, "Praz", edizioni Italo Svevo Nel piccolo libro, costruito un po' secondo i principi compositivi del Praz editore di se stesso, Raffaele Manica evidenzia, più che il solitario paguro di via Giulia, il diagnostico dell’inquietudine sprigionata dal rapido mutare degli anni
Johann Zoffany, "The Sharp Family", 1779-’81, Londra, National Portrait Gallery
Raffaele Manica, "Praz", edizioni Italo Svevo Nel piccolo libro, costruito un po' secondo i principi compositivi del Praz editore di se stesso, Raffaele Manica evidenzia, più che il solitario paguro di via Giulia, il diagnostico dell’inquietudine sprigionata dal rapido mutare degli anni
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 28 ottobre 2018
Innanzi ai quadri di Rubens – scriveva Praz – si indugia quanto basta per fare un rispettoso segno di riverenza, non di più. Il Professore, come usavano chiamarlo gli scaramantici, amava Vermeer, gli interni degli olandesi, le conversation pieces e gli acquarelli dell’Ottocento, in letteratura la sua predilezione andava a Montaigne, a Lamb, a Beerbohm, ad artisti che non videro il mondo sub specie aeternitatis ma dall’angolatura della propria finestra, in una prospettiva che parrà augusta soltanto agli angusti di spirito. Esistono geni universali come Dante, Goethe, Omero o Balzac ma ne esistono anche altri, come Montaigne, sulle cui pagine...