Cultura
Il «realismo figurale» in Fortini e Panzieri
E altro è da veder che tu non vedi Riesce a tenere insieme il reale e l’ideale, il concreto e l’astratto, il relativo e l’assoluto, il transitorio e l’eterno
Una immagine di Gustave Dorè
E altro è da veder che tu non vedi Riesce a tenere insieme il reale e l’ideale, il concreto e l’astratto, il relativo e l’assoluto, il transitorio e l’eterno
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 24 marzo 2021
In uno dei maggiori saggi di Franco Fortini, Verifica dei poteri (1965), si contiene la recensione di nove anni prima a Mimesis, lo studio che un maestro della filologia, l’ebreo tedesco Erich Auerbach esule a Istanbul, aveva dedicato in tempo di guerra alla nozione di realismo nella letteratura occidentale: lì, nel capitolo centrale sul X Canto dell’Inferno dove Farinata e Cavalcante interpellano Dante tra le arche roventi degli eretici e degli atei, Auerbach individua il concetto di «realismo figurale» distinguendolo da quello della comune allegoria perché se l’allegoria medievale corrisponde a una schematica astrazione, la figura dantesca riesce viceversa a...